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84 saggi critici

scolpisce a poco a poco la viltá della terra, Satana vincitore degli dei e degli uomini, il quale nel momento del suo trionfo si vede sopra capo un angiolo che gli ha tolta la preda, un antagonismo tra potenze soprannaturali inferiori, che si risolve armonicamente in una regione piú alta col pentimento e col perdono, tutto ciò è ben piú epico che non le ire di Achille o i viaggi di Enea: è l’epopea primitiva, l’enigma dell’umanitá e della storia. Ma questo non è qui niente di serio: sono bolle che sgonfiano prima ancora che si levino in aria e raggino: sono i sogni confusi di fantasie giovani ed oziose, che saltano levemente di cosa in cosa senza posare in alcuna. Nessuna serietá di contrasto, di situazione, di caratteri, di passioni. L’autore ha avuto cosí poca coscienza dell’altezza in cui stava, che si affretta a discenderne. Epica è qui lo scadere del divino nel terrestre, la divinitá fatta donna, gli dei antichi che innanzi alla coscienza umana adulta si scoprono quali sono: uomini divinizzati. Le Grazie debbono cessare di essere dee, debbono divenir donne; e questo «debbono» è il fato dell’epopea, il significato epico e storico della poesia; ma qui scendono piú giú; piú giú assai della donna, piú giú del terrestre. Che elle diventino per giunta simulatrici e denunziatrici, abbiettamente colpevoli, questo non ha piú alcun senso, toglie alla poesia la sua epica dignitá, e la gitta nell’accidentale di un volgare racconto: non è piú una storia «umana»; è il caso del tale e del tale. Cosi un’alta concezione che comincia con l’Olimpo, va a finire con un assassinio, un giudizio criminale e la forca: dalla cima dell’Aracinto andiamo a cadere in un tribunale, e dalla sommitá dell’epopea nell’angustia di una novella. Il quale difetto nasce da questo: che Prati non ha con bastante maturitá considerata la sua concezione. Le Grazie rappresentano qui due parti. Da un lato elle sono dee che diventano donne, e qui è il senso epico della leggenda; da un altro lato elle simboleggiano le donne che per vanitá cadono nel male, e qui la leggenda è un racconto morale e volgare. Ora il poeta dovea scegliere di questi due concetti uno; ma, non avendoli bene esaminati, essi coesistono confusamente nel suo spirito, e si urtano e si nuocono a vicenda. Se le Grazie sono