Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/138

Da Wikisource.
132 saggi critici


A. Roba da lasciarla a’ teologi. Mi par di udir predicare un santo Padre sull’insufficienza della ragione, e quindi sulla necessitá della rivelazione. Ma ti confesso che piú parli e meno ti capisco. Dici che non possiamo conoscere il «Wille», e prima hai detto che Schopenhauer l’ha conosciuto, senza però l’intervenzione del cervello, a quel che pare.

D. Con un distinguo tutto si chiarisce. Ci è «Wille» e «Wille». Il «Wille» assoluto è inconoscibile; perché conoscere l’assoluto è una contraddizione ne’ termini. Tutto ciò che si conosce, come conosciuto, cade sotto la forma del nostro intelletto, e quindi è un relativo. Il «Wille», come libero, può stare in riposo, e può prendere tutte le forme che gli piace, oltre della nostra; e fin qui sappiamo ohe c’è, ma non sappiamo cosa è. Il «Wille» che conosciamo è il «Wille», in noi, un «Wille» relativo sottoposto alle forme dello spazio e del tempo, e alle leggi di causalitá, perciò accessibile all’intelletto1.

A. Vale a dire, è un fenomeno come tutti gli altri.

D. Il primo fenomeno che ci può dar ragione degli altri.

A. Ma allora non mi stare a predicare che Schopenhauer ha scoperta la cosa in sé! Gran cosa in sé codesta che è un relativo! Ci sento un odore di ciarlataneria.

D. Schopenhauer non è ciarlatano, perché ti ha limitata egli stesso la conoscenza del «Wille».

A. Ma allora questo «Wille» potrebbe essere non il primo, ma un prodotto egli medesimo di qualcos’altro che non sappiamo e che sarebbe la vera cosa in sé.

D. Potrebbe. Ma che importa a noi? Quello che c’importa è che il «Wille» si trova al di sotto di tutti i fenomeni, ed è la cosa in sé per noi: cosí è spiegato il mondo.

A. Ma neppur questo mi entra. Non è strano il dire che nella pietra ci stia il «Wille»? Concepirei piú che ci stesse l’idea, se Campagna non fosse li.

D. Gli è che sei avvezzo a vedere il «Wille» o il volere con l’occhio volgare. I filosofi plebei non sanno concepire il volere



  1. Sull’intelletto vedi l’opera principale. II, 634-36.