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renza della realtá, si studia di togliere ogni illusione a’ lettori, quasi volesse gridar ben alto : — Guardate che questi personaggi non sono che pensieri e apparizioni simboliche — .

Diamo qualche esempio.

Armando è crucciato dall’enigma dell’esistenza. Il poeta esprime questo concetto, evocando i quattro elementi, e il Dio Pane, e lo Spirito, e facendo a ciascuno recitare un’ammonizione all’«omuncolo» che osa penetrare ne’ misteri della vita.

Armando riacquista l’amore dell’arte, sente l’arte. Il poeta, in luogo di rappresentare questo momento cosí poetico della risurrezione dell’anima, ti presenta delle statue simboliche che in sogno sembrano ad Armando creature viventi.

Cosa sono quegli elementi, e cosa sono queste statue? Sono concetti figurati.

Mefistofele è un personaggio cosí vivo e distinto, come Fausto e Margherita. Mastragabito è un sogno di Armando, un parto della sua immaginazione malata e non lasciato indovinare, ma detto espressamente.

Che cosa è Mastragabito? È la metafisica di Armando espressa per via di simboli appena abbozzati.

Che cosa è la stessa Arbella? È la fede opposta alla scienza vana e presuntuosa di Armando.

Il pensiero nell’arte dee esser talmente profondato nella forma che vi si perda, come pensiero. Poco importa sapere qual è il concetto di Beatrice. Ciò che importa è che Beatrice sia vera forma, e dove nella Divina Commedia è semplice allegoria, ivi perde il suo interesse poetico.

Qui le forme sono si scarne, la loro rappresentazione è cosí superficiale, che rimangono uccise dal pensiero.

Il poema è perciò propriamente un mondo Urico, perenne emissione di pensieri e sentimenti, dove non penetra né vera azione, né vera passione. Gli è come un Ubretto in musica, dove la parola è nulla, e la musica è tutto.

Prendete la scena in cui Arbella si presenta la prima volta agli occhi di Armando, amata, amante. Ciò che vi è di umano