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francesca da rimini | 245 |
Francesca è donna e non altro che donna, ed è una compiuta persona poetica, di una chiarezza omerica. Certo, essa è ideale, ma non è l’ideale di qualcos’altro, è l’ideale di sé stessa, ed è ideale compiutamente realizzato, con una ricchezza di determinazioni che gli danno tutta la simulazione di un individuo. I suoi lineamenti si trovano giá in tutti i concetti della donna prevalenti nelle poesie di quel tempo: amore, gentilezza, puritá, verecondia, leggiadria. Ma questi non sono qui epiteti, ma vere qualitá di persona messe in azione, e perciò vive. Edipo inconsapevole, Dante ha qui ucciso la sfinge, ed è entrato nel pieno possesso della vita; quella donna che cerca in paradiso, eccola qui, egli l’ha trovata nell’inferno. Francesca non è il divino, ma l’umano e il terrestre, essere fragile, appassionato, capace di colpa e colpevole, e perciò in tale situazione che tutte le sue facoltá sono messe in movimento, con profondi contrasti che generano irresistibili emozioni. E questo è la vita.
Non ha Francesca alcuna qualitá volgare o malvagia, come odio, o rancore, o dispetto, e neppure alcuna speciale qualitá buona; sembra che nel suo animo non possa farsi adito altro sentimento che l’amore. «Amore, Amore, Amore!» Qui è la sua felicitá e qui è la sua miseria. Né ella se ne scusa, adducendo l’inganno in che fu tratta o altre circostanze. La sua parola è di una sinceritá formidabile. — Mi amò, ed io l’amai; — ecco tutto. Nella sua mente ci sta che è impossibile che la cosa andasse altrimenti, e che amore è una forza a cui non si può re-