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trimenti che fa il volgo, poeta nato, il quale, quando gli si parla di conquistatori, se li rappresenta in forma di giganti. Come in pittura, cosí in poesia lo studio dell’illusione è uno de’ piú importanti. L’artista vi giunge naturalmente, quando abbia l’immaginazione chiara e calda, sí che la figura le stia innanzi tutta intera, e non come semplice esterioritá, ma come espressione di ciò che è dentro, come carattere. Di tal natura è l’attitudine in che il poeta rappresenta Farinata:

                               Ed ei s’ergea col petto e colla fronte,
Come avesse l’inferno in gran despitto.
                         

Farinata sta con mezza la persona nascosta nell’arca; rimane solo di fuori il petto e la fronte; e nondimeno egli ci apparisce come torreggiante sugli oggetti circostanti. È un’altra illusione, un altro rilievo prodotto da una parola: «s’ergea». E qual è il significato di questo «s’ergea»? Quando io mi trovo la prima volta di rincontro ad un grand’uomo, poniamo pure ch’io sia un gigante e quegli un pigmeo, io mi sento quasi per istinto far piccolo piccolo, e piú mi par grande, piú mi rimpiccolisco. E al contrario ci hanno uomini abbietti che vanno per le vie pettoruti, e a testa alta, e possono stirarsi quanto vogliono, che saranno sempre piccoli: perché la grandezza è posta non nella realtà delle proporzioni, ma nella nostra immaginazione. Quando Kléber, rapito nell’entusiasmo della vittoria, diceva a Napoleone: — Generale, voi siete grande; — la nostra immaginazione colloca Napoleone sul piedistallo e il gigantesco Kléber a’ suoi piedi col capo inchino. Kléber che aveva tanto potere sull’esercito s’ecclissava innanzi a Napoleone, perché Kléber imponeva con la statura e Napoleone comandava con l’occhio; l’uno parlava a’ sensi, l’altro ammaliava le immaginazioni. Quel «s’ergea» preso solo materialmente è ridicolo; diviene sublime, perché non ti dà la semplice figura, ma ti dá il carattere:

                         

Come avesse l’inferno in gran despitto.

                         
Quell’ergersi ti dá il concetto di una grandezza tanto piú evidente quanto meno misurabile; è l’ergersi, l’innalzarsi dell’anima