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generale di questa canzone, com’è detto della prima, è pur sempre quello della vecchia lirica italiana e non s’esce ancora da Vincenzo Monti. Lo spirito, assistendo ad un mondo non creato da lui, è tutto fuori, tutto vita esteriore : movimenti oratorii, figure e lumi rettorici, e descrizioni animate, gravitá e maestá e pompa d’incesso.

Solo due anni dopo, nel i820, il giovane nella canzone Ad Angelo Mai ritrova le prime orme di sé stesso, un centro stabile intorno a cui si rannoda e si eterna la sua esistenza: lá solo appariscono i primi splendori di quel mondo, che fu la sua gloria e il suo dolore.

[Nella «Nuova Antologia», agosto i869.]