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IL PRINCIPIO DEL REALISMO


M’è venuto innanzi ultimamente l’Annuario di una Biblioteca filosofica, pubblicata a Lipsia fin dal i868, e ricca giá di sessantasette volumi. Mi ha fatto impressione vedere in quella raccolta certi nomi, che da un pezzo erano usciti di moda: Cartesio, Bacone, Locke e fino Condillac. Mi pareva trovarmi in pieno secolo XVIII.

Parimente stupii che in Germania gli studi filosofici fossero ancora coltivati con tanto ardore, che vi fosse possibile una cosí vasta pubblicazione, la quale presso di noi non avrebbe che pochissimi lettori.

E la Biblioteca non è solo una ristampa, ma ci trovo prefazioni, delucidazioni e comentarii, i quali talora pigliano parecchi volumi, e rivelano la presenza di una mente attiva e direttrice. Questa mente è il presidente Kirchmann.

Mi ricordai allora della Societá filosofica di Berlino, di cui il Kirchmann è uno dei membri più distinti e piú attivi. Conoscevo per udita la sua Filosofia della conoscenza e la sua Estetici, e mesi fa m’era venuto alle mani un suo libriccino, intitolato: Il principio del realismo. E mi venne grande curiositá di sapere cosa era in Germania questo realismo, che menava tanto romore, e tirava dall’oblio Locke e Condillac. E tanto piú mi ci accesi, che il nostro filosofo finisce il suo lavoro col desiderio di una comunione intellettuale fra gli uomini colti di tutti i paesi. Sicché, quantunque questi studii mi sieno in gran parte

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De Sanctis, Saggi critici.-iii