Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/203

Da Wikisource.

il principio del realismo i97


Il pensiero lavora d contenuto dato dalla percezione, e in virtú della seconda tesi, il principio di contraddizione, a cui sottosta quella, rigetta tutto ciò che è contraddittorio, perciò falso; il contenuto cosí purificato è vero.

Il pensiero dunque sopravviene alla percezione, ed è il suo lume e il suo controllo. Solo ciò che il pensiero afferma vero, è veritá. Né finisce qui la sua opera. Con la sua forza di analisi e di sintesi forma le specie e i generi, trova i concetti nelle cose e li usa alla scoperta delle leggi universali.

Il principio del realismo si risolve nell’antica tesi: «Nihil est in intellectu, quod non fuerit prius in sensu», comprendendo tra i sensi anche il senso intimo, la percezione interna.

Solo con questo principio si è acquistata ogni conoscenza delle corporali e spirituali cose; la scienza non ha altro mezzo alla conoscenza dell’essere. I concetti delle cose non sono innati; non rivelati da sostanze piú alte e da divinitá; dobbiamo guadagnarceli con la nostra fatica, col lavoro della esperienza e del pensiero. E come il contenuto delle cose è inesauribile, il lavoro non ha fine. Questo solo è il mezzo e per la vita pratica e per la scienza. La filosofia non ha mezzi suoi proprii; non ci è nessuna «visione intellettuale», di cui parlano Platone, Spinoza, Schelling, ed altri. Una visione cosí fatta non è che un miscuglio di esperienza e di pensiero, una pretesa facoltá dello spirito, che contenga in sé l’immediato dell’esperienza e la virtú analitica e sintetica del pensiero.

Non ci è facoltá dello spirito, che dia un contenuto dell’essere non dato prima dalla percezione. Non c’è fantasia di filosofo o di poeta, che possa aumentare nelle loro specie le determinazioni semplici de’ colori, de’ suoni, o i semplici stati dell’anima, piacere, dolore, appetito, senso morale; è impossibile all’uomo rappresentarsi un colore o un sentimento altro che ciò che vede e sente; l’arte può collegare gli elementi, non li può inventare.

Soprattutto è pericoloso alla scienza valersi alla scoperta del vero di sentimenti e di desiderii morali, religiosi e scientifici; come sarebbe la tendenza all’assoluto o all’unitá, e il desiderio