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L’animalitá è la poesia de’ tempi giovani. Achille è il piú feroce e terribile animale, che abbia creato fantasia di poeta. Non ha famiglia, non ha patria, non ha pietá, cuore di ferro. L’inferno dantesco è pittura potentissima dell’animalitá umana. Il maggiore attrattivo del poema ariostesco è in quegl’indisciplinati animali che si dicono cavalieri, accompagnati dal mezzo riso del poeta, sentore di tempi piú civili. Si è creduto perfino che i tempi ordinati e civili fossero prosaici. L’arte tende a concretare sempre piú e ad incorporare i suoi ideali. E questo non te lo dá il pensiero e la riflessione, te lo dá l’energia animale, dalla quale esce la volontá e l’azione.

Ideali astratti e mistici, ideali tisici e impotenti non trovano piú eco in questa vecchia Europa, che cerca nuovo sangue, un ritorno di gioventú. Vogliamo ringiovanire l’uomo, rifare i corpi, cerchiamo avidi le nostre forze naturali e animali. Questo è il significato dell’animalitá in contrapposizione a un esagerato umanismo. La ginnastica! (viva ilaritá)

E qual è il processo artistico? Non piace a noi piú quell’ordito artificioso, frutto di lavoro mentale, che ti mette innanzi il principale e l’accessorio, caratteri belli e formati in lotta, senza saper come. No, questo ha perduto per noi il suo interesse, e noi siamo curiosi di sapere come avviene questa formazione. (bravo) Non vogliamo vedere il formato, ma la formazione (bene); e allora noi cominciamo a seguire i passi di quella che si chiama evoluzione naturale e che diviene evoluzione artistica, e quindi noi si va di forma in forma, col presentimento in ciascuna di una forma ulteriore. Camminiamo da formazioni inferiori a formazioni superiori; o, quando la forza manca, sentiamo non minore interesse a vedere le formazioni maggiori a poco a poco tornare indietro, (benissimo, applausi) Questo processo evolutivo è il segreto dei grandi artisti; voi lo indovinate nel poema omerico, ove Achille ed Ettore rappresentano due momenti di questa evoluzione. Voi lo trovate nella evoluzione dantesca, in quell’inferno, purgatorio e paradiso che sono l’evoluzione della vita, com’era concepita a quel tempo. Voi lo trovate nella grande epopea dell’arte nuova, nel vecchio Faust, che caccia da sé il