Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/32

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e vive realtá. Perché Lucifero ha tre facce? perché ciascuna faccia ha un colore proprio? e che significano quei colori? perché Anteo solo è sciolto di tutt’i giganti? E perché i giganti somigliano torri? Pullulano infiniti «perché», lasciati alle dispute de’ comentatori, e rimasti il solo interesse in queste rappresentazioni inestetiche. I personaggi, vuoti di spirito, sono meri segni di concetti, figure assolutamente simboliche. Coloro dunque, i quali, come Lamartine o Lamennais, censurano il Lucifero di Dante e lo trovano tanto al di sotto del Satana di Milton, non si accorgono quanto sia assurdo il paragone tra due concezioni cosí diverse. Satana è lo spirito del male, è tutto l’inferno, e ne ha tutte le passioni. Lucifero è il puro terrestre, inintelligente e bestiale, è l’inferno o il male nella sua ultima degradazione. Quello è il rivale di Dio in tutta la pienezza delle sue forze e delle sue passioni: personaggio altamente drammatico. Questo è il vinto da Dio, e cristallizzato, simile piú a motore meccanico che al libero e conscio attore: personaggio assolutamente prosaico. Lucifero è il re dell’inferno, in questo senso che ne è la piú bassa e materiale espressione. Caronte non è ancora il puro infernale, cioè a dire il puro materiale, e perciò prosaico, e tale non è il diavolo di Malebolge, come Calcabrina o Alichino; perché in questi esseri lo spirito si rivela sempre, sotto una o altra forma tragica o comica; bisogna scendere sino a Lucifero per trovare l’espressione pura e compiuta dell’infernale. Le acque dell’inferno segnano la stessa gradazione. Nelle regioni superiori sono mobili e correnti, e si gittano con impeto in Malebolge, dove stagnano e imputridiscono. Ma qui ventate dalle ali di Lucifero si agghiacciano, s’indurano, e diventano un mare di vetro, mancato ogni vestigio di vita e moto. Il medesimo è dei peccatori, ne’ quali si va estinguendo successivamente ogni apparenza di vita. Mummificati in quel mare di vetro e dannati tutti alla stessa pena, secondo che vai dalla Caina all’Antenora, e dalla Tolomea alla Giudecca, la pena cresce d’intensitá, insino a che si giunge all’ultimo sparire di ogni segno di vita. Caino, Antenore, Tolomeo, Giuda non sono personaggi viventi, ma semplici nomi; di vivo e di umano i