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44 | saggi critici |
e prima ancora che parli, con un solo atto inaspettato, terribile e a lui naturalissimo, lo avete giá tutto innanzi, corpo ed anima. Questo è anche l’effetto di quel
Movasi la Capraja e la Gorgona. |
Ma osa Dante mettervi lo scarpello, e tracciarvi tali linee, tali configurazioni, che ricordano le piú profonde combinazioni drammatiche e suscitano i piú alti effetti lirici. In mezzo alla nuda e severa grandezza di una natura gigantesca e monotona apparisce tutta la varietá e la battaglia degli elementi, una scena della vita, colta in ciò che ha di piú tenero e di piú umano. Ugolino sul suo piedistallo infernale ha la faccia colpita dalla eternitá, con lineamenti fissati: è la statua dell’odio, di un odio eterno, insoddisfatto, immenso, come l’immensa alpe, inaccessibile all’immaginazione. Ma ecco Ugolino umanarsi, e le lacrime spuntare dal ciglio, e le mani accompagnare co’ gesti le parole e i piú diversi sentimenti comparire sulla mobile faccia. È tornato uomo; è un padre in mezzo a’ figli. Qui si affacciano le piú fine gradazioni di una situazione drammatica profondamente intuita. È un crescendo che ti conduce dal patetico allo strazio, e dallo strazio sino alla disperazione, alla morte dell’anima, alla degradazione umana, a quell’essere che con gli occhi torti riprende il teschio co’ denti e s’immobilizza di nuovo in quella eternitá dell’odio. E tutte queste gradazioni saltan fuori per bocca de’ figli. Sono essi i carnefici del padre; ciascuna loro parola è una trafittura, e non se ne avvedono; e lo