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un dramma claustrale 49

del suo concetto, ho voluto trarlo dal suo carcere cartaceo, dove si trova smarrito e confuso con altri quattro drammi, e pubblicarlo nella sua integritá, con lievi correzioni d’ortografia e di verso. In certi punti il senso è dubbio o guasto; ma non ho voluto metterci mano, non ho voluto guastare col mio intonaco la venerabile antichitá. L’autore istruisce co’ piú minuti particolari gli attori di quello abbiano a fare per esprimere con le attitudini e i gesti il carattere e gli affetti de’ personaggi. Alcune di queste istruzioni, come troppo insignificanti e volgari, ho lasciato, parendomi che quelle cosí frequenti e inutili interruzioni scemino l’interesse e stanchino l’attenzione.

Io metto senz’altro il dramma sotto l’occhio de’ lettori, e dopo esaminerò le opinioni di Ebert e di Klein, e vi aggiungerò alcune considerazioni.

Il dramma è in un codice della Biblioteca palatina, numero 445, e vi si trovano a modo d’introduzione alcune parole, che riferirò con la stessa ortografia:

Qui chomincia la rappresentazione d’uno santo padre e d’uno monacho, dove si dimostra quando il monacho andò al servigio di ddio chome ebbe molte tentatione, et era buono servo di ddio, intanto chel santo padre suo maestro chon chi stava, volendo intendere che luogho dovesse avere in cielo, fece oratione a ddio che gli rivelassi in che stato egli era, ecc.

Ecco ora il dramma:
                              

L’Angiolo

                         
                         

annunzia la festa e dice cosí:

   
                                                   
                                    O voi che avete mutato de fuore
L’abito per andar me’ per cammino
Che ci fu scorto dal pio Sanatore;
Cosi vogliate drento del divino
Amor vestirvi avendo umil core,
Credendo certamente che il destino
Dell’alto Iddio che ogni cosa provvede
È di far salvo chi il serve con fede.