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v. la forma petrarchesca 97


Quest’ultimo è un verso di effetto certo. Quando sembra che il ritratto sia finito, sei sopraggiunto da un’immagine inattesa, che è un tocca e basta, ma quelle ultime undici sillabe non puoi piú dimenticarle, perché sono le tue immagini e le tue impressioni anteriori felicemente condensate come un sol tutto in un’immagine unica, che è il concetto esso medesimo di questa poesia fatto sensibile.

Il Petrarca si può qui rassomigliare ad un innamorato, che dopo qualche anno va in un placido raccoglimento a visitare la tomba dell’amata, e si piace di ornar quella tomba di fiori, mentre l’immaginazione abbellisce quelle morte sembianze. Fu questa interna moderazione di passioni, che gli die abilita a rimaner quasi sempre in istato di pura contemplazione, in atto piú di spettatore che d’attore, certo di spettatore appassionato. C’era in lui non so che nobile e gentile, e, se volete, aristocratico, che lo tenea lontano dal vulgare, dal brutto, dal licenzioso, alto in una sua propria regione, in cui convivea familiarmente co’ piú eletti spiriti dell’antichitá. Onde nasce quella sua disposizione alla bellezza, che ne ha fatto il precursore di Raffaello, e quella tanta delicatezza e finezza di forma che è un miracolo in tempi ancor barbari. La qual forma, come vedete, non è giá un artificio tecnico, qualche cosa di soprapposto, ma è lo stesso fantasma come si presenta al suo spirito, armonia perfetta tra la parola, la frase, il verso, il giro del periodo e i movimenti interiori, le qualitá dell’ingegno, la disposizione dell’animo in questo o quel momento. Come far comprendere i misteri della forma, ciò che una lingua ha di piú inviolabile e inaccessibile al volgo? Prendiamo ad esempio un sonetto, in cui il Petrarca descrive un vecchio che peregrina in Roma per veder l’immagine di Cristo impressa nel sudario di una Veronica. Dante avea scritto [Par., c. XXXI):

                                         Quale è colui, che forse di Croazia
Viene a veder la Veronica nostra,
Che per l’antica fama non si sazia,
     Ma dice nel pensier, fin che si mostra:
Signor mio Gesú Cristo, Dio verace,
Or fu si fatta la sembianza vostra?
     

F. de Sanctis, Saggio sul Petrarca.

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