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228 saggio critico sul petrarca


lenta, mista di pedanteria, d’ignoranza, di superstizione, di passione, di astrazione, egli l’ha ritirata in forme riposate e terse. Dico ritirata, perché la vita qui non è colta nella tempesta dell’azione, nell’abbondanza e nella spontaneitá della sua espansione, ma è come rientrata in sé, nel riposo della contemplazione; non sono esseri vivi, ma dipinti; il dramma vanisce nella descrizione, il sentimento nella sentenza, l’azione nella forma; il fiume rapido dell’esistenza s’è trasformato in un bel lago. La doppia barbarie plebea e scolastica è vinta per sempre; ritorna Venere e le Grazie, si possono giá presentire i miracoli del Poliziano, dell’Ariosto, di Raffaello.

Ma questo bel mondo plastico, se troppo vi ci avvicinate, s’allontana come un fantasma; i contorni si confondono, le linee si assottigliano ed ondeggiano. Gli è che sotto a frasi cosí chiare, scolpite con tanto rilievo, vaneggia un pensiero indeciso, inquieto, che non vi si può adagiare. Lo spiritualismo cristiano è qui piú forte del poeta. Non è giá che egli s’affatichi verso di quello, secondo che comunemente si crede, impaziente della forma angusta in cui sta come imprigionato, e vago di alzarvisi al di sopra: no. Lo spiritualismo non è un’aspirazione, ma un ostacolo che egli non può vincere, che trova nella sua stessa coscienza. Ciò che crede è in contraddizione con quello a cui tende. Crede allo spiritualismo e vi aspira; ma è un’aspirazione della ragione, in contrasto con le sue inclinazioni. Un romito in questo caso prende la disciplina e mortifica la carne; ma il nostro poeta se la vuol dare ad intendere, vuol persuadersi che contraddizione non c’è; e questo con tutta la buona fede degli uomini deboli, che, timidi incontro all’ostacolo, non lo potendo vincere, lo negano. Paganizza, e si crede cristiano; sforzasi di conciliare insieme Cristo e Cupido, lo spirito e il senso; poi ha sospetto del gioco, e se ne sdegna e se ne pente e fa propositi, salvo a tornar da capo. La sua immaginazione, il suo istinto artistico, l’educazione classica, la vivacitá, se non la persistenza del suo sentire, si ribellano contro quel misticismo cattolico-platonico, a cui pur credeva, che non osava gittar via, e che è rimaso com’un’invitta astrazione nel suo