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132 storia della letteratura italiana


E fece di questo suo primo e solo amore «la bellissima e onestissima figlia dell’Imperatore dell’universo, alla quale Pitagora pose nome Filosofia». Frutto di questi nuovi studi furono le sue canzoni allegoriche e scientifiche.

Tra questi studi nacque la seconda Beatrice, luce spirituale, unitá ideale, l’amore che congiunge insieme intelletto e atto, scienza e vita. Intelletto, amore, atto, era questa la trinitá, che fu il suo secondo amore, la sua filosofia. Beatrice divenne un simbolo, e la poesia vani nella scienza.

Quel mondo lirico, che a noi pare troppo astratto, parve poco spirituale ai contemporanei, che chiamavano «sensuale» quel primo amore di Dante e poco intendevano questo suo secondo amore. E Dante, per cessare da sé l’infamia e per mostrare la dottrina «nascosa sotto figura di allegoria», volle illustrare e comentare le sue canzoni egli medesimo.

Era dottissimo. Teologia, filosofia, storia, mitologia, giurisprudenza, astronomia, fisica, matematica, rettorica, poetica, di tutto lo scibile avea notizia e non superficiale, perché di tutto parlò con chiarezza e con padronanza della materia. Il disegno gli si allargò: al poeta tenne dietro lo scienziato; e pensò di chiudere in quattordici trattati, quante erano le canzoni, tutta la scienza nella sua applicazione alla vita morale. Un lavoro simile, che Brunetto chiamò Tesoro e altri chiamavano Fiore o Giardino, egli chiamò Convito, quasi mensa dov’è imbandito «il pane degli angeli», il cibo della sapienza. Brunetto avea scritto il Tesoro in francese; gli altri trattavano la scienza in latino. La prosa volgare era tenuta poco acconcia a questa materia, massime dopo l’infelice versione del l’Etica di Aristotile, fatta da un tal Taddeo, celebre medico, nominato «l’ippocratista». Bisogna vedere quante sottili ragioni adduce Dante per scusarsi di scrivere in volgare. Celebra il latino come «perpetuo e non corruttibile», e perché «molte cose manifesta concepute nella mente, che il volgare... non può», e perché «il... volgare séguita uso e lo latino arte»; onde il latino è «pili bello, piú virtuoso e piú nobile». Ma appunto per questo il comento latino non sarebbe stato «suggetto alle canzoni» scritte in volgare, ma