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scuola, gli si affacciavano le maraviglie di questo mondo grecolatino. Aristotile, Omero, Virgilio, Cesare, Bruto, ciascuno di questi nomi, quante memorie, quante fantasie suscitava! Nudo è qui un elenco di nomi, tra alcuni tratti caratteristici che segnano i protagonisti: il «signore dell’altissimo canto» e il «maestro di color che sanno». E colui, che a quella vista si sente «esaltare» in se stesso e s’incorona poeta con le sue mani e si proclama il primo poeta de’ tempi nuovi, «sesto tra cotanto senno», è, non il Dante dell’altro mondo, ma Dante Alighieri. Ecco ciò che rende il limbo cosí interessante, come il mondo de’ negligenti: due concezioni orginalissime, uscite da un profondo sentimento della vita reale e rimaste freschissime ne’ secoli. Molti tratti sono ancora oggi in bocca del popolo.

Come l’inferno è concepito e ordinato, lo spiega nel canto undecimo il poeta stesso, architetto e filosofo delle sue costruzioni. Quel regno del male è partito in tre mondi, rispondenti alle tre grandi categorie dei delitto: la incontinenza e violenza, la malizia, e la fredda premeditazione. Ciascuna di queste categorie si divide in generi e specie, in cerchi e gironi. II concetto etico di questa scala de’ delitti è che dove è piú ingiuria è piú colpa, e l’ingiuria non è tanto nel fatto quanto nell’intenzione. Perciò la malizia e la frode è piú colpevole della incontinenza e violenza, e la fredda premeditazione de’ traditori è piú colpevole della malizia. Indi la storica evoluzione dell’inferno, dove da’ meno colpevoli, gl’incontinenti, si passa alla citta di Dite, sede de’ violenti, e poi si scende in Malebolge, e di lá nel pozzo de’ traditori. Questo è l’inferno scientifico o etico. Ma non è ancora l’inferno poetico.

La poesia dee voltare questo mondo intellettuale in natura vivente. L’ordine scientifico presenta una serie di concetti astratti; il poetico una serie di figure, di fatti e d’individui: il primo una serie di delitti, il secondo una serie non solo d’individui colpevoli ma di tali e tali individui. Dividere in categorie significa considerare, in un gruppo d’individui, non quello che ciascuno ha di proprio, ma quello che ha di comune col gruppo a cui appartiene. Cosi una classificazione è possibile, una