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236 | storia della letteratura italiana |
In terra ci è l’apparenza del vero, e perciò diversitá di sistemi filosofici, come spiega Beatrice:
Voi non andate giú per un sentiero filosofando: tanto vi trasporta l’amor dell’apparenza e ’l suo pensiero. |
La scienza com’era concepita a’ tempi di Dante, sposata alla teologia, avea una forma concreta e individuale, materia contempiabile e altamente poetica. Un Dio personale, che, immobile motore, produce amando l’idea esemplare dell’universo, pura intelligenza e pura luce, che penetra e risplende in una parte piú e meno in un’altra sino alle ultime contingenze; gli astri, dove si affacciano i beati, influenti sulle umane sorti e governati da intelligenze da cui spira il moto e le virtú de’ loro giri; il cielo empireo, centro di tutt’i cerchi cosmici e soggiorno della pura luce; l’universo, splendore della divinitá, dove appare squadernato ciò che in Dio è un volume; l’ordine e l’accordo di tutto il creato dalle infime incarnazioni fino alle nove gerarchie degli angioli; la caduta dell’uomo per il primo peccato e il suo riscatto per l’incarnazione e la passione del Verbo; la veritá rivelata, oscura all’intelletto, visibile al cuore, avvalorato dalla fede, confortato dalla speranza, infiammato dalla caritá1: in questa scienza della creazione il pensiero è talmente concretato e incorporato, che il poeta può contemplarlo come cosa vivente, come natura. Perciò la forma scientifica è qui meno un ragionamento che una descrizione, come di cosa che si vede e non si dimostra. Il perfetto vedere de’ beati è privilegio di Dante; nessuno gli sta del pari nella forza e chiarezza della visione.
- ↑ Vedi i canti xiii, ii, xxx, xxxiii, x, xxviii e xxix, xxvii, vii, xiv, xxv, xxvi.