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316 storia della letteratura italiana


viene improvviso, come appare un moto di terra: lo spirito laicale è visibile in tutta la letteratura e si continua con tradizione non interrotta, come s’è visto, insino a che nella Divina commedia prende arditamente il suo posto e si proclama anch’esso sacro e di diritto divino, e Dante, laico, assume tono di sacerdote e di apostolo. Ma Dante il fa con tanta industria, che tutto l’edificio stia in piedi e la base rimanga salda. La sua «commedia» è una riforma; la «commedia» del Boccaccio è una rivoluzione, dove tutto l’edificio crolla e sulle sue rovine escono le fondamenta di un altro.

La Divina commedia usci dal numero de’ libri viventi, e fu interpetrata come un libro classico, poco letta, poco capita, pochissimo gustata, ammirata sempre. Fu divina, ma non fu piú viva. E trasse seco nella tomba tutti quei generi di letteratura, i cui germi appaiono cosi vivaci e vigorosi ne’ suoi schizzi immortali: la tragedia, il dramma, l’inno, la laude, la leggenda, il mistero. Insieme perirono il sentimento della famiglia e della natura e della patria, la fede in un mondo superiore, il raccoglimento e l’estasi e l’intimitá, le caste gioie dell’amicizia e dell’amore, l’ideale eia serietá della vita. In questo immenso mondo, crollato prima di venire a maturitá e produrre tutti i suoi frutti, ciò che rimase fecondo fu Malebolge, il regno della malizia, la sede della «umana commedia». Quel Malebolge, che Dante gitta nel loto e dove il fiso è soverchiato dal disgusto e dalla indignazione, eccolo qui che mena sulla terra la sua ridda infernale, abbigliato dalle grazie, e si proclama esso il vero paradiso, come capi don Felice e non capi il povero frate Puccio. In effetti qui il mondo è preso a rovescio. «Commedia» per Dante è la beatitudine celeste; «commedia» pel Boccaccio è la beatitudine terrena, la quale tra gli altri piaceri dá anche questo: di passare la malinconia spassandosi alle spalle del cielo. La carne si trastulla, e chi ne fa le spese è lo spirito.

Se la reazione contro uno spiritualismo esagerato e lontanissimo dalla vita pratica fosse venuta da lotte vivaci nelle alte regioni dello spirito, il movimento sarebbe stato piú lento o piú contrastato, come negli altri popoli, ma insieme piú fecondo.