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xi - le «stanze» 351


modo che decorano i palagi degli avi, decorano con l’arte i loro piaceri.

E che decorazione è quest’Orfeo! dove sotto forme antiche vive e si move quella societá, idealizzata nell’anima armoniosa del poeta. È un mondo mobile e superficiale, a celeri apparizioni, e mentre fissi lo sguardo il fantasma ti fugge: la parola è come ebbra e si esala nel suono e nel canto; il pensiero è appena iniziale, incalzato dalle onde musicali; la tragedia è un’elegia; l’inno è un idillio; e n’esce un mondo idillico-elegiaco, penetrato di un dolce lamento, che non ti turba, anzi ti lusinga e ti accarezza, insino a che questo bel mondo dell’arte ti si disfa come nebbia, e ti svegli violentemente tra il furore e l’ebbrezza dei sensi. Il canto di Aristeo, il coro delle driadi, il ditirambo delle baccanti sono le tre tappe di questo mondo incantato, la cui quiete idillica, penetrata di flebile e molle elegia, si scioglie nel disordine bacchico. La lettura non basta a darne un’adeguata idea. Bisogna aggiungervi gli attori e le decorazioni e il canto e la musica e l’entusiasmo e l’ebbrezza di una societá che ci vedea una cosí viva immagine di se stessa. Il suo ideale, il suo Orfeo, è una lieve apparizione, ondeggiante tra’ piú delicati profumi; a cui se troppo ti accosti, ti fuggirá come Euridice. E un mondo che non ha altra serietá se non quella che gli dá l’immaginazione: le passioni sono emozioni, gli avvenimenti sono apparizioni, i personaggi sono ombre; la vita danza e canta, e non si ferma e non puoi fissarla. La stessa leggerezza penetra nelle forme, flessibili, variamente modulate, e come tutta un’orchestra di metri, entranti gli uni negli altri in una sola armonia. Il settenario rammorbidisce l’endecasillabo; la ballata dá le ali all’ottava; le rime si annodano ne’ piú voluttuosi intrecci; ora è il dialetto nella sua grazia, ora è la lingua nella sua maestá; qui lo sdrucciolo ti tira nella rapida corsa, lá il tronco ti arresta e ti culla: con una facilitá e un brio che pare il poeta giuochi con i suoi strumenti.

Cosí Orfeo, il figlio di Apollo e di Calliope, rinacque; cosí divenne il nunzio del Risorgimento. Le edizioni moltiplicarono;