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372 storia della letteratura italiana


e passa oltre. La forma qui è tutta esteriore e rapida; si movono insieme «le lance e la penna»; l’autore mentre move la penna vede le lance moversi, vede quello che scrive; le figure si staccano dal fondo, e ti balzano innanzi vivide, e tu le cogli in una sola girata d’occhio. L’ottava non ha periodo e le rime non hanno gioco: è un incalzare di versi senza posa, frettolosi, poco curati, gli uni addossati agli altri, e spesso tutto il quadro è un verso solo. Al che aiuta il dialetto, maneggiato maestrevolmente, soprattutto per la proprietá de’ vocaboli. Tutto è plebeo: azioni, passioni e linguaggio. Un capolavoro di questa vita plebea è il sacco di Sarragozza, col supplizio di Gano e di Marsilio. — «E io voglio essere il boia», — dice l’arcivescovo Turpino. Uno di quei tratti che illuminano tutta una situazione. La risposta di Rinaldo a Marsilio, che vuol farsi cristiano all’ultima ora, è quale potrebbe suonare in bocca di un becero.

Il romanzo è una commedia, che contro l’intenzione dell’autore si volge in tragedia. Ma la tragedia è da burla, e non ce n’è il sentimento. Lo spirito del racconto è il basso comico, un comico vuoto e spensierato, che imputridisce nelle acque morte di un’immaginazione volgare e non si alza a fantasia. Maggiore spirito è in Lorenzo e nel Boccaccio, che si mescolano fra la plebe, e non sono plebe e la guardano alcun poco dall’alto. Ma il Pulci, ancorché uomo colto, per i sentimenti e le inclinazioni è plebe, e, a forza di rappresentare la parte del buffone plebeo, diviene egli medesimo quel cotale. Perciò gli mancano tutte le alte qualitá di un artista comico: la grazia, la finezza, la profonditá dell’ironia, e ti riesce spesso grossolano, superficiale, inculto e negletto anche nella forma. Ha non solo la grossolanitá, ma anche l’angustia di un’immaginazione plebea, non essendoci ne’ suoi personaggi molta ricchezza di carattere, quella varietá di movenze, di sentimenti e d’istinti che fa dell’uomo un piccolo mondo. Rinaldo, Orlando, Ulivieri, Astolfo, Sansonetto, Ricciardetto, i paladini sono tutti a uno stampo, e non ci è differenza in loro che della forza. Malagigi è insignificante. Gano, Falserone, Bianciardino, Marsilio, Caradoro, Manfredonio, Falcone, Salincorno, tutt’i