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164 storia della letteratura italiana


pittoresche, sono le immagini di Dudone, di Lesbino, de’ figli di Latino, di Gildippe ed Odoardo, dove le note caratteristiche sono la grazia e la dolcezza. Cosi è pure nella morte di Clorinda: ispirazione petrarchesca con qualche reminiscenza di Dante. Clorinda è Beatrice nel punto che parea dire: — «Io sono in pace»; — ma è una Beatrice spogliata de’ terrori e degli splendori della sua divinitá. Il sole non si oscura, la terra non trema, e gli angioli non scendono come pioggia di manna. La religione del Tasso è timida: ci è innanzi a lui il ghigno del secolo, mal dissimulato sotto l’occhio dell’ inquisitore. L’elemento religioso era ammesso come macchina poetica, a quel modo che la mitologia: tale è l’angiolo di Tortosa e Plutone, messi insieme. È una macchina insipida in tutt’ i nostri epici, perché convenzionale e non meditata nelle sue profonditá. Gli angioli del Tasso sono luoghi comuni, e il suo Plutone, se guadagna come scultura, è superficialissimo come spirito e parla come un maestro di rettorica. La parte attiva e interessante è affidata alla magia, ancora in voga a quel tempo, dalla quale il Tasso trae tutto il suo maraviglioso. La morte di Clorinda non è un trasfigurazione, come quella di Beatrice, e si accosta al carattere elegiaco e malinconico di quella di Laura, nel cui bel volto «morte bella parea». Qui tutto è preciso e percettibile; il plastico è fuso col sentimentale, il riposo idillico col patetico; e l’effetto è un raccoglimento muto e solenne di una pietá senz’accento, come suona in questa immagine, nel suo fantastico cosi umana e vera e semplice, perché rispondente alle reali impressioni e parvenze di un’anima addolorata:


                                                                  in lei converso
sembra per la pietate il cielo e il sole.
     


La stessa ispirazione petrarchesca è nelle ultime parole di Sofronia:


                               Mira il ciel com’ è bello, e mira il sole
che a sé par che n’ inviti e ne console.
     


Movimento lirico, che ricorda immagini simili di Dante e del Petrarca, accompagnate nel Tasso da un tono alquanto pedantesco,