Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1912 – BEIC 1807957.djvu/377

Da Wikisource.

xx - la nuova letteratura 371


a lavorare, ma a godere, le sue forze interne poderosissime, soprattutto quella tenace energia di carattere, atta a vincere ogni resistenza, rimanevano inoperose, perché tutto piegava innanzi a lui, tutto gli era facile. Corse parecchie volte tutta Europa, e non vi trovò altro piacere che il correre, simulacro dell’interna irrequietezza non soddisfatta. Questo è ciò che dicesi «dissipazione»: una vita senza scopo e a caso, dove fra tanto moto rimangono immobili le due forze proprie dell’uomo, il pensiero e l’affetto. Se Alfieri fosse stato un cavallo, quel suo correre l’avrebbe contentato, come contenta moltissimi, che pur si chiamano «uomini». Ma si sentiva uomo, e stava tristo e annoiato, e non sapeva perché. Il perché era questo: che, nato gagliardissimo di pensiero e di alletto, non aveva trovato ancora un centro intorno a cui raccogliere ed esercitare quelle sue facoltá. Una passione si piglia facilmente in quell’ozio, e Alfieri ebbe i suoi amori e i suoi disinganni, e gli parve allora di vivere. Ne’ momenti piú feroci della noia si gettò a’ libri. Di latino non intendeva piú nulla, e pochissimo d’italiano: parlava francese da dieci anni. Leggendo per passatempo, tutto natura e niente educazione, lo stile classico lo annoiava: Racine lo faceva dormire, e gittò per la finestra un Galateo del Casa, intoppato in quel primo «conciossiaché». Si die’ a’ romanzi, come i giovanetti alle Mille e una notte. Tutto il suo piacere era di seguire il racconto e vederne la fine, e gli dispiacque l’Ariosto per le sue interruzioni, e lesse Metastasio saltando le ariette, e non potè leggere l’Henriade e l’Emilio per quel rettoricume che gli toglieva la vista del racconto. Aspettando i cavalli in Savona, gli capitò un Plutarco. Qui senti qualche cosa di piú che il racconto, gli batté il cuore: quelle immagini colossali non Io sbigottivano, anzi suscitarono la sua emulazione: — Non potrei essere anch’io come loro? — E il potere c’era, perché le sue forze non erano da meno. Una notte, assistendo l’amata nella sua infermitá, sceneggiò una tragedia, la quale, rappresentata poi a Torino, ebbe grandi applausi. — Perché non potrei io essere scrittore tragico? — Venutogli questo pensiero, ci si fermò. Secondo le opinioni di quel tempo, l’Italia era innanzi a tutte le nazioni