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di esecuzione è il suo Egisto nell’Agamennone; e la scena, dove l’iniquo con tanta abilitá fa sorgere nella mente di Clitennestra l’idea dell’assassinio, è degna di Shakespeare.

Alfieri è l’uomo nuovo in veste classica. Il patriottismo, la libertá, la dignitá, l’inflessibilitá, la morale, la coscienza del dritto, il sentimento del dovere, tutto questo mondo interiore, oscurato nella vita e nell’arte italiana, gli viene non da una viva coscienza del mondo moderno, ma dallo studio dell’antico, congiunto col suo ferreo carattere personale. La sua Italia futura è l’antica Italia, nella sua potenza e nella sua gloria, o, com’egli dice, «il ‘sará’ è l’‘è stato’». Risvegliare negl’italiani la «virtú prisca», rendere i suoi carmi «sproni acuti» alle nuove generazioni, si che ritornino degni di Roma, è il suo motivo lirico, che ha comune con Dante e col Petrarca. L’alto motivo che ispirò il patriottismo de’ due antichi toscani, divenuto a poco a poco un vecchiume rettorico e messo in musica da Metastasio, ripiglia la sua serietá nell’uomo nuovo che si andava formando in Italia, e di cui Alfieri era l’espressione esagerata, a proporzioni epiche. Perché Alfieri, realizzando in sé il tipo di Machiavelli, si avea formata un’anima politica : la patria era la sua legge, la nazione il suo dio, la libertá la sua virtú; ed erano idee povere di contenuto, forme Ubere e illimitate, colossali come sono tutte le aspirazioni non ancora determinate e concretate nel loro urto con la vita pratica. Se avesse rappresentato il cozzo fatalmente tragico delle aspirazioni con la realtá, ne sarebbe uscito un alto pathos, il vero motivo della tragedia moderna. Ma un concetto cosi elevato del mondo era prematuro; e, d’accordo col suo secolo. Alfieri non vede di tutta quella realtá che il fenomeno piú grossolano, la forza maggiore o il tiranno; e non lo studia e non lo comprende, ma l’odia, come la vittima il carnefice; l’odia di quell’odio feroce da giacobino, che, non potendo spiegarsi e assimilarsi l’ostacolo, taglia il nodo con la spada. Alfieri odiava i giacobini; ma egli era un Robespierre poetico, e, se i giacobini avessero lette le sue tragedie, potevano dirgli: — Maestro, da voi abbiamo imparato l’arte. — L’uomo che glorificava il primo Bruto, uccisore de’ figli, e l’altro Bruto,