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pochi particolari, che lumeggiano la rosa nella sua individualitá e non alterano la sua natura. Sentite ora la rosa del Marino :
Rosa, riso d’amor, del ciel fattura, rosa, del sangue mio fatta vermiglia, pregio del mondo e fregio di natura, della Terra e del Sol vergine figlia, d’ogni ninfa e pastor delizia e cura, onor de l’odorifera famiglia; tu tien d’ogni beltá le palme prime, sopra il vulgo de’ fior donna sublime.
Quasi in bel trono imperadrice altera siedi colá su la nativa sponda; turba d’aure vezzosa e lusinghiera ti corteggia d’ intorno e ti seconda; e di guardie pungenti armata schiera ti difende per tutto e ti circonda.
E tu, fastosa del tuo regio vanto, porti d’òr la corona e d’ostro il manto.
Porpora de’ giardin, pompa de’ prati, gemma di primavera, occhio d’aprile, di te le grazie e gli amoretti alati son ghirlanda a la chioma, al sen monile.
Tu, qualor torna agli alimenti usati ape leggiadra o zeffiro gentile, dái lor da bere in tazza di rubini rugiadosi licori e cristallini.
Non superbisca ambizioso il sole di trionfar fra le minori stelle, ché ancor tu fra i ligustri e le viole scopri le pompe tue superbe e belle.
Tu sei, con tue bellezze uniche e sole, splendor di queste piagge, egli di quelle: egli nel cerchio suo, tu nel tuo stelo, tu sole in terra ed egli rosa in cielo.
E ben saran tra voi conformi voglie: di te fia ’l sole, e tu del sole amante.
Ei de le insegne tue, de le tue spoglie l’aurora vestirá nel suo levante: