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patimenti immeritati, non che all’educazione ed all’istruzione tecnica delle classi povere e lavoratrici.

Se l’antico ordine di cose, io diceva nel mio libro sul credito e sulle Banche, aveva le maestranze che soccorrevano tribolando l’operaio, i conventi che sfamavano le turbe facendole ignave e scioperate, i castelli che prodigavano oro e protezioni per ignobili fini, conviene che il nuovo ordine di cose non solo porga adito in svariati modi, senza menomare la dignità e la responsabilità personale, alle classi lavoratrici di provvedere a sè stesse coll’ampio e libero sviluppo della propria forza, ma che si porga altresì soccorrevole mano quasi ad ogni maniera d’incolpevole infortunio.

L’onorevole mio amico Audinot nel suo opuscolo — Due mesi di sessione parlamentare — accenna eziandio all’applicazione di riforme economiche radicalmente ispirate dalla libertà onde il benessere sociale possa più universalmente svilupparsi ed estendersi, e i grandi problemi sociali abbiano naturale e legittima soluzione dall’aumento della produzione e dal buon mercato dei prodotti; belli ed affettuosi pensieri: ma il modo del problema sociale non sta solo in quei termini; sta specialmente nell’ardua quistione dei salari, nella distribuzione delle ricchezze, nell’educazione e nell’istruzione tecnica gratuita, e soprattutto nella soluzione del difficile quesito di atteggiare l’ordinamento del consorzio civile in guisa che ogni dolore abbia un conforto, ogni sventura un sollievo, ogni affanno un consiglio. Questi sono i desiderii, queste le aspirazioni, queste le domande delle moltitudini d’oggidì che si manifestano in mille modi, ora sup-