Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/224

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sullo sfondo tenebroso, e le sue stesse lagrime lo illuminavano, gli splendevano intorno come stelle.


Rimase una settimana a Nuoro.

Tanto lui che Giacinto aspettavano di vedere da un momento all’altro arrivare Grixenda: ma i giorni passavano ed ella non veniva.

Giacinto non aveva preso ancora una decisione in proposito, ma sembrava tranquillo, lavorava, tornava a casa solo durante l’ora dei pasti, e scherzava col suo padrone di casa domandandogli consiglio sul modo di accogliere la ragazza.

— Perderla certo non voglio, povera orfana! Se la sposassimo con voi? Una donna in casa ci vuole.

L’ometto lo guardava con rimprovero, ma non parlava, almeno in presenza di Efix. E questo non voleva, a sua volta, forzare la sorte, e pensava ch’era peccato cercare di opporsi ai voleri della provvidenza. Bisogna abbandonarsi a lei, come il seme al vento. Dio sa quello che si fa.

Intanto non si decideva ad andarsene, aspettando Grixenda: e quando non c’era in casa Giacinto scendeva il vicolo, sedeva sul ciglione della valle e spiava la strada bianca ai piedi del Monte. Il palpito del Molino gli dava un senso di commozione, quasi di sgo-