Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/43

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Solitudine! 33


denti, ma ella evitava di guardarlo, e tagliò corto ai ringraziamenti e alle promesse enfatiche del padre, battendo il tacco sul ventre del cavallino. La bestia si mosse, avviandosi lungo il sentiero e di là nello stradale, come se avesse già fatto molte volte quel viaggio. In breve il gruppo sparve fra le macchie della landa, e Sebiu si trovò solo, un po’ stordito come quando si svegliava dopo qualche sogno’ febbrile.

All’ebbrezza puerile e selvaggia della notte seguì una tristezza sentimentale. Gli venne il desiderio di slanciarsi attraverso la landa, d’inseguire i suoi ospiti; e sognò che il vecchio, riassalito dalle febbre, costringeva Marianna a ritornare indietro verso cala Delunas: poi si propose di andar a Suelzi al più presto possibile, e di trovar da lavorare in quel paesetto, per poter vivere accanto a Marianna: infine sedette sul mucchio dei sacchi, sotto la tettoia, con gli occhi fissi in lontananza, e le sue labbra si sporsero e tremarono come quelle di un bambino pronto a piangere.

I “carriolanti„ lo trovarono addormentato, pallido in viso come un cadavere, e dovettero gridare e scuoterlo per svegliarlo.

Il sorvegliante gli portò il solito cestino di provviste e le notizie di Pottoi.

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