Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/34

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lanconico oracolo, continuavano le domande non sempre allegre:

Cucu bellu ’e sorre,
Cantos annos bi cheret a mi morrer?1

Una volta Anania si avviò solo per la montagna, e salì e salì per la strada bianca, attraverso le macchie e i blocchi di granito, su per le chine coperte dai fiorellini violetti del serpillo, finchè gli parve d’esser giunto ad una cima altissima. Il sole era scomparso, ma dietro le montagne turchine dell’orizzonte pareva che grandi fuochi ardessero mandando in alto, sul cielo tutto rosso, una luce ardentissima. Anania ebbe paura di quel cielo ardente, dell’altezza ove era giunto, del silenzio terribile che lo circondava. Pensò al padre di Zuanne, e si guardò attorno con terrore: ah, benchè si proponesse la carriera delle armi aveva paura dei banditi, — mentre Zuanne desiderava vivamente di vederli — ed di lungo gabbano nero sulla parete fuligginosa gli faceva spavento. Ridiscese quasi rotolando dalla cima dove aveva veduto il cielo tutto rosso e le montagne turchine, e a Zuanne, che lo chiamava urlando raccontò dove era stato e che li aveva veduti. Il figlio della vedova, dapprima irritatissimo, si commosse e guardò Anania con rispetto; poi entrambi rientrarono in paese pensierosi e taciturni, seguiti

  1. Cuculo bello di sorella, — Quanti anni ci vogliono perchè io muoia?