Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/59

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Egli anelava a qualche cosa d’ignoto, voleva sua madre perchè tutti avevano la madre, e perchè il non averla gli causava, più che dolore, umiliazione. Capiva che ella non poteva stare col mugnaio, perchè costui aveva un’altra moglie; ma fra i due, egli avrebbe preferito vivere con lei. Forse instintivamente intuiva già che ella era la più debole, e anche per ciò si sentiva dalla sua parte.

A misura che il tempo passava, questi sentimenti si attenuavano, ma non scomparivano dal piccolo cuore; come nella piccola memoria si trasformava ma non spariva la figura fisica e morale della madre lontana.

Un giorno poi egli venne a sapere da Bustianeddu, che lo perseguitava con la sua amicizia subita più che accettata, una cosa straordinaria.

— Mia madre non è morta, — gli confidò il ragazzetto, quasi vantandosene. — Si trova anch’essa in continente, come la tua: scappò una volta che mio padre stette in carcere. Ma quando sarò grande andrò a trovarla; oh, sì, te lo giuro! Eppoi io ho anche uno zio, che studia in continente; ed egli scrisse d’aver veduto mia madre passare in una via, e voleva bastonarla, ma la gente lo tenne fermo. Ecco, questo berretto rosso era di mio zio.

Questa breve storia confortò Anania, e lo legò di viva amicizia con Bustianeddu. Essi trascorsero molti anni assieme: nel frantoio, nella casa di zia Tatàna, per le straducole del