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la cerbiatta 229


girasse, la cosa non riusciva facile: bisognava andar verso le montagne, alle falde di Gonare, per trovare i cerbiatti; ed egli non era abituato alla caccia. Solo trovò una cornacchia ferita ad un’ala che agitava penosamente l’altra tentando invano di spiccare il volo. La prese e la curò, tenendosela sul petto; ma quando la cerbiatta lo vide con l’uccellaccio fuggì senza avvicinarsi. Era gelosa. Allora il vecchio nascose la cornacchia dietro le mandrie: la trovò il servo e la portò in paese a certi ragazzi suoi amici, e poichè il padrone si lamentava gli disse:

— Se non state zitto, getto il laccio anche alla cerbiatta e la vendo a qualche cacciatore di poca fortuna.

— Se tu la tocchi ti rompo le costole, com’è vera la vera croce!

— Voi? A che siete buono, voi? — disse ridendo il ragazzaccio. — A mangiare pane e miele!

Ma quel giorno, dopo la partenza del mercante e del servo, il vecchio attese invano la cerbiatta. Cadevano l’ombre e neppure lo stormire del vento interruppe il silenzio della sera vaporosa. Il vecchio diventò triste. Neppure un istante dubitò che il servo avesse preso al laccio la bestia per portarsela in paese.

— Vedi, se ti lasciavi prendere? Vedi, se tu restavi con me? — brontolava, seduto davanti al fuoco nella sua capanna, mentre il gatto impassibile al dolore del suo padrone