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82 la porta chiusa

Fu così che non volle più morire. Aveva trovato un conforto, sia pure momentaneo, e continuò a profittarne. Nei primi tempi si disperava, alla mattina, quando la balia l’aiutava nelle faccende domestiche e venivano i fattori e i pastori per pagare il fitto delle tancas, ed ella ricordava l’avvertenza di sua madre: — nascondi le tue debolezze.... — ma nel pomeriggio viveva la sua vita d’incantesimo. Seduta al sole, con le spalle appoggiate alla porticina chiusa, giocava, guardava i monti che la primavera copriva d’un velo roseo, e ogni tanto si alzava per andar a bere.

Nella sua beatitudine però di tanto in tanto le sembrava che una voce lontana la richiamasse, e aveva sempre l’impressione di dimenticare qualche cosa. Ah, la lettera! Andava a cercarla, la rileggeva, e le frasi «forse più tardi,» «forse mi libererò» le destavano una gran gioia.

Ma un giorno la balia le disse che nel «foglio» c’era annunziato il matrimonio del pretore, promosso giudice, con una ragazza del suo paese.

Donna Manuela non ne provò un gran dolore; ma non rilesse più la lettera.

Passarono quattro anni. Ella vinse la lite