Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/107

Da Wikisource.

— 97 —

do vidi una forma strana avanzarsi sul sentiero con una grossa gobba sulle spalle, un corno sul capo e accanto al corno una scintilla, non mi meravigliai. Lo credetti un fauno. Ma egli si fermò, mi fissò bene e mi salutò.

— Che fai tu da queste parti!

— Ziu Innassiu! Ed io oggi v’ho cercato!

Egli sedette accanto a me: la sua gobba era la «tasca», il corno il cappuccio e la scintilla il fucile.

Gli offrii un sigaro, ma egli non fumava e non beveva.

— Gli uomini che vogliono correre come me non devono aver vizi. Il vino fa inciampare, il tabacco fa odore.

— E le donne, zio Arras?

— Il bandito non deve aver che la madre; tutte le altre donne sono sue nemiche.

— Raccontatemi qualche storia!

— Cosa vuoi che ti conti? Le storie si raccontano intorno al focolare o seduti sulla soglia della propria casa: allora, quando si è contenti, si può anche inventare e fare come il cucitore di cinture che ricama i fiori sul cuoio puzzolente.

Egli alludeva al nonno.

— Voi amate la verità, ziu Innassiu, e forse perciò non sapete inventare!

— Tu ti burli di me, ma non importa! Io posso fare a meno di te! Sappi soltanto, se lo vuoi sapere, che il mondo della verità è lontano da noi; noi lo ritroveremo solo se cercheremo la verità anche in questo mondo!

— Ma che cosa è la verità?

— Bè, — egli disse sdegnoso, — lasciami in pace. La verità è la verità. E va a coricarti, che fai bene.

— Quando tornerete in paese?

Deledda, Colombi e sparvieri. 7