Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/243

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che ha ferito l’agnello, ma Dio non paga giorno per giorno; e la punizione verrà!

— Verrà per te, lingua in infernale, donna pazza come il vento....

— Per me è venuta, babbu Corbu! Da molto è venuta, e verrà.... sempre più forte.... Ah, voi non volete lasciarmi sola perchè il demonio mi tormenta! Dunque lo sapete! Sì, sì, il demonio mi tormenta, giorno e notte, e non mi lascerà in pace finchè non morrò.... Ma chi l’ha voluto?

Voi.... Voi.... Voi....

Ella parve vacillare: appoggiò il braccio al muro come per non cadere, il viso sul braccio, e ricominciò a piangere.

Il vecchio taceva sbalordito. Andò accanto al cavallo, gli palpò il fianco, tornò nel portico: le sue dita s’aprivano e si chiudevano come artigli, ed egli sembrava combattuto dal desiderio e dal timore di bastonare la nipote.

Ella piangeva appoggiata al muro e diceva: — Se mi aveste ucciso, quando ero in culla, avreste fatto meglio! Cosa avete fatto di me, dite, dite? Mi avete piegata in due, mi avete legata come un covone d’orzo.... Bè, adesso sarete contento; e anche sorella mia sarà contenta.... Ci vedrete morire tutti e due, lui, il povero colombo, nella sua grotta scura, io laggiù, nella casa ricca di Zuampredu Cannas.... Io camminerò ma sarò più paralitica di lui; finchè cadrò come un frutto marcio. Allora sarete ancora più contento, voi.... voi... voi... Seduto accanto al focolare deserto, solo come lo sparviero fra le pietre, direte: così va bene....

Il vecchio mugolò di rabbia e di dolore slanciandosi contro di lei col pugno sollevato.

— Basta, Columba! Taci una buona volta, o ti strappo di bocca quel serpente di lingua. Ah.

disse poi quasi soffocato dall’ira, scostandosi