Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/276

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fare in questo frangente. Io scaverò sotto il muro, adesso, e se troverò i denari li lascerò a voi; ma voi consigliatemi che cosa devo fare, poichè se io ho errato è stato appunto ogni volta che ho fatto di testa mia, credendo alla mia sapienza e al mio giudizio!...

Si alzò e preso dalla sua bisaccia un piccolo badile di cui s’era provveduto in casa di Columba andò a scavare nel sito indicatogli da Innassiu Arras. L’ombra del muro stendeva un largo nastro bruno sull’erba della china, e nella quiete profonda del pomeriggio solo lo strido delle rondini interrompeva il silenzio del luogo.

Ed ecco che la punta del badile incontrò qualcosa di duro e di metallico: il cuore del vecchio batteva come se egli stesse per scoprire un tesoro nascosto fin dagli antichi tempi. Quando la cassettina veime fuori, annerita dall’umido, egli si gettò a sedere sulla terra smossa, tremando, turbato come un ladro....

Di che tremava? Egli non sapeva. Di rabbia, di umiliazione, d’inquietudine. Gli avevan fatto ben altri dispetti, nella vita; ben altre sorprese egli aveva provato; ma nessuna lo aveva umiliato come questa.

Aprì la cassettina e contò i denari. C’eran tutti; le monete d’oro e quelle d’argento; i biglietti ripiegati che l’umido aveva annerito e faceva marcire come foglie.

— Così marcisca l’anima tua nel profondo dell’inferno! — gridò esasperato, e la sua voce echeggiò come in un cimitero; una rondine che sporgeva la testina curiosa al disopra del muro volò via spaventata.

Egli appoggiò una mano a terra, si alzò, riprese il badile e ritornò nella chiesa.

— Che fare? — si domandava.

Adesso non c’era più via di uscita: bisognava