Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/53

Da Wikisource.

— 43 —

una cosa. Che il Commissario vi farà dare un sussidio....

— Non voglio nulla, — gridò il malato rianimandosi. — Tu devi dire a tutti che non ho bisogno di nulla.

— Per adesso! Abbiamo due biglietti grossi e quarantacinque soldi in rame: abbiamo pane, formaggio, uova, una salsiccia.... Ma poi, zio Jò, come faremo poi?

— Venderò la casa; il dottore la comprerà per farne un pagliaio.

— E poi, finiti quei denari?

— E non devo morire? Lasciami in pace dunque, se no ti mando via come ho fatto con gli altri.

Ma il ragazzo si mise a ridere.

— Pretu, — disse il malato dopo un momento di silenzio, — se tu riuscissi a comprarmi un po’ di uva passa! È da tanto che la desidero.

— In casa di zio Remundu Corbu ne vendono, bella e grossa che sembra uva fresca.

— Tu non andrai in quella casa, Pretu! Guai a te se ci vai! Ti maledirò anche morto.

Allora il ragazzo, che non aveva paura del suo padrone vivo, rabbrividì e s'avvicinò al letto.

— No, no, zio mio, non fate questo! Passerò a spalle voltate davanti a quella casa. Io non guardo mai là! Anche oggi ho visto Columba, quella che dovevate sposar voi; era sulla porta; era vestita a nuovo, col corpetto di velluto broccato; chissà, forse doveva arrivare lo sposo.... Ma io non ho guardato; vi giuro sulla mia coscienza, non ho guardato....

— Era magra? Era pallida! — domandò Jorgj sottovoce.

— Sì, è magra; sembra una capretta assiderata; aveva tanti anelli d’argento alle dita....

— Non ti ha detto nulla?