Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/74

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Anche Dionisi Oro il mendicante seduto sulla pietra davanti alla sua casupola, sebbene sordo pareva ascoltasse: di tanto in tanto sollevava il viso selvaggio verso Colomba e le faceva un cenno di minaccia scherzosa, poi tornava a fissare zio Remundu baciando le medaglie che gli pendevano dal petto e si segnava come spaventato dai racconti del vecchio.

— Contate, contate, ziu Remù!

— Una volta Innassiu Arras, quel poltrone che se ne rimane fuori del paese perché gli torna conto più che a lavorare, mi mandò a dire che entro otto giorni mi fossi confessato. Va bene; voleva dire che al nono giorno mi faceva la festa. Allora, piccole colombe mie, io mando a dire a prete Arras, il cugino di Innassiu, che venisse a confessarmi perchè quel poltrone di suo cugino mi aveva imposto così. Prete Arras, Dio l’abbia sotto le sue ali adesso che è morto, voi tutte lo avete conosciuto, era un uomo che amava la vita. Mi mandò a dire che se volevo confessarmi andassi a casa sua; se no confidassi i miei peccati a un tronco di sovero. Va bene, allora cosa faccio, gli mando a dire che sarei andato, di notte, travestito da donna; ma che non volevo esser veduto che da lui. Egli accettò. Cosa facciamo, io ed altri amici, giunta la notte del convegno mandiamo in casa di prete Arras una donna vera, che voi tutta avete conosciuta, ma che adesso torna inutile ricordare. È morta anche lei, adesso; era una donna allegra, Dio l’abbia in gloria. Appena lei dentro, qualcuno va a batter alla porta del prete: nessuno risponde: ci avanziamo in parecchi, e giù colpi alla porta gridando che un moribondo vuol confessarsi. La donna, dentro, finge di spaventarsi e salta da una finestra: la prendiamo, fingiamo di smascherarla, gridiamo. Tutto il paese l’in-