Pagina:Deledda - Cosima, Milano, Treves, 1937.djvu/33

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cosima 13


leggenda popolare affermava abitassero un tempo in piccole case di pietra, scavate nella roccia, specialmente negli altipiani granitici del luogo. E queste minuscole abitazioni preistoriche esistevano ed esistono ancora, monumenti megalitici che risalgono a epoche remote, chiamati appunto le Case delle piccole Fate. La nonnina prese il caffè, fece mangiare e poi lavò la piccola, e infine mandò la serva a fare la spesa: spesa presto fatta, poiché in casa c’erano tutte le provviste, compreso il pane, e non si trattava che di comprare la carne per il brodo, o un po’ di pesce, se per caso raro venuto dalla spiaggia orientale dell’isola.

Cosima, con la sua scodella vuota, era incerta se seguire la serva nella breve uscita mattutina, o eseguire un suo progetto. Voleva penetrare nella camera della mamma e vedere la bambina; profittò quindi del momento in cui la nonna attingeva l’acqua dal pozzo, per infilarsi nelle scale silenziose. Dopo la prima rampata, tutta di scalini di granito, su un piccolo pianerottolo si apriva l’uscio di una specie di dispensa, col pavimento di legno e il soffitto, come quello della cucina, di canne che formavano un graticcio solido e fresco. Di solito l’uscio era chiuso a chiave: questa volta, nella confusione della notte, era stato lasciato aperto. E prima di proseguire verso la sua mèta, Cosima non esitò ad esplorare la grande stanza, che anch’essa rappresentava per lei un ripostiglio di misteri. E ce n’era