Pagina:Deledda - Elias Portolu, Milano, 1920.djvu/17

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Sardo, un maresciallo; lo imbarcarono a Cagliari la stessa notte che imbarcarono me: egli credeva lo rilasciassero, invece lo presero ch’egli neanche se ne accorse.

— Oh, io dico che se ne sarà accorto!

— Oh, anch’io!

— Egli si vantava che l’avrebbero presto graziato, che era parente del ministro, e che aveva un altro parente alla Corte del Re: invece io l’ho lascialo laggiù; nessuno gli scriveva, nessuno gli mandava un centesimo. E in quei luoghi se non si hanno dei soldi, si crepa di fame, che Dio mi assista! E i carcerieri! — esclamò poi facendo una smorfia — tanti aguzzini! sono quasi tutti Napoletani, canaglie, che se ti vedono morire ti sputano addosso. Ma prima d’andar via io dissi ad uno di loro: — Prova a passare dalle nostre parti, marrano, che ti accomodo io l’osso del collo.

— Sì, — disse Mattia, — provi un po’ a passare vicino al nostro ovile, chè gli diamo un po’ di siero!

— Oh, egli non passerà!

— Chi non passerà? — domandò zio Portolu, avvicinandosi.

— No, un guardiano che sputava addosso ad Elias, — disse Mattia.