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son giaffà o non giaffà? 103


zia che da molto tempo non vedeva. La zia era vedova, religiosa, e non pensava che al marito morto in guerra contro i mongoli.

— Vedo...va — chiamò tremando nella voce Giaffà per la paura di non essere più Giaffà. — Vedo... va Liu-sciú, mi riconoscete? —

La zia alzò un portello di sandalo e s’affacciò:

— Chi è? — chiese con una certa precauzione perché a quell’ora buia i ladruncoli in giro non erano pochi.

— Mi riconoscete se sono Giaffà, vedo... va?...

— Vedo... va pure — gli rispose la vecchia temendo d’essere presa in giro.

— Ma non sono Giaffà, Liu-sciú, zia mia?

Fra l’oscurità e la precauzione la zia rispose:

— Di Giaffà ce ne sono molti: ma quello che era mio nipote, per fortuna è partito con Marco Polo. Tu non sei il mio Giaffà. Se hai fame e vuoi una focaccia te la getto dalla finestra. Già altre volte, non per rinfacciartelo, caro Agara, sei venuto al buio sotto la mia casa e fingendo la voce del mio Giaffà mi hai chiesto una focaccia. —

Giaffà fu per cadere in terra. E quando la zia gli gettò avvolta in un fazzoletto una focaccia, gliela scagliò sopra e sparì.