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Pagina:Deledda - Giaffà, Sandron, 1931.djvu/115

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son giaffà o non giaffà? 109


— Io ti devo dire — mormorava la bambina aggiustando il fiocco — che ho saputo da un servo che tutti i tuoi amici sono d accordo nel farti una burla, far credere che tu sei quell’antipatico di Agara, invece che il mio caro Giaffà. Tutti ridono alle tue spalle, compreso il tuo amico sapiente degli scacchi: ma io ti voglio bene lo stesso. Sta attento. Addio. — Liú-là saltellante come un uccello del paradiso raggiunse la governante. Il rosaio si mosse ancora e ne sbucò fuori Giaffà che scivolò nella strada con l’aria del furbo che sa fare benissimo la parte dello sciocco.

* * *

Cosí si avviò dall’amico sapiente. L’amico sollevò con pensosità la testa dalle pergamene e gli disse:

— Ti saluto, mio gentile Agara.

— Grazie, grazie dell’ospitalità — rispose Giaffà. E siccome sapeva che Agara era molto indiscreto e che sulle tavole di lettura dell’amico era abituato a infilarci con uno stecchino dei ramarri, ne acchiappò subito uno nell’orto e l’infilzò su un libro. Poi bevve il té dalla tazza dell’ospite.