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152 i giuochi della vita


della commedia che si rappresentava quella sera. La gente affluiva al teatro: una botte si fermò presso i Goulliau, e ne scesero due donne, una grossa, dipinta, col gran cappello piumato, e l’altra a testa nuda, bionda, sottile, poveramente vestita. La prima si avviò al teatro, la seconda si fermò presso Carina, guardando automaticamente la vetrina del libraio: aveva gli occhi cerchiati, fissi, verdognoli, in un viso immobile di cera. Vedendosi osservata da Carina si volse, si animò, guardò la giovine coppia con invidia selvaggia, poi andò via.

— C’è della gente più infelice di noi, — pensò Carina, ma non si confortò.

Passarono oltre. Dall’arco della Pilotta veniva fuori una carriola carica di lamine di ferro che producevano uno scroscio metallico assordante; seguiva un carretto tirato da un asino e i Goulliau passarono di corsa tra i due veicoli, l’ultimo dei quali fu sul punto di investirli.

— Ci mancherebbe altro che di essere investiti da un asino! — disse Carina. — Poco male da un automobile, ma da un asino!

— E meno pericoloso: ti servirebbe di rèclame.