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i giuochi della vita 175


— Hai il diavolo addosso, stamattina, — — diss’egli. — Dove vuoi andare a quest’ora?

Mentre egli finiva di vestirsi, Carina aprì la finestra e si affacciò; e sebbene abituata al sublime panorama che godeva quotidianamente dal suo alto davanzale, non potè reprimere un piccolo grido di ammirazione. Durante la notte aveva piovuto, ed ora tutta Roma, splendente fra tenui vapori azzurrognoli, pareva emergere dal mattino autunnale come una città magica tra i veli appena squarciati d’un incantesimo.

Nell’ampio semicerchio dell’orizzonte il cielo incurvavasi con tenere sfumature di viola; linee di campagna verdi come il musco, alberi vaporosi come nuvole, nuvole rosee profilate d’oro, colorivano le lontananze della visione meravigliosa. Sotto la finestra di Carina, nei giardini Barberini, l’autunno sorrideva con tutti i suoi fascini. Gli alberi di un giallo acceso, e taluni di un rosso rugginoso, scintillavano, ancora bagnati dalla pioggia, e sullo sfondo dei viali carnicini sembravano enormi mazzi di fiori. Sulle statue corrose saltellavano gli uccelli: non un soffio di vento, non persona viva animava la solitudine del luogo: striscie d’acqua stagnavano sui gradini