Pagina:Deledda - I giuochi della vita.djvu/308

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300 colpi di scure


tono le piante millenarie, e di giorno in giorno si avvicinano al cuore della foresta, all’elce enorme sotto il quale il pastore ha stabilito il suo domicilio e appese le sue armi. E la pianta selvaggia e forte come un leone, che ha ingoiato i fulmini e protetto i banditi contro l’ira dell’uragano, e il vecchio pastore al quale gli anni non hanno potuto strappare i denti da lupo e i peli rossicci, aspettano i nuovi devastatori, la cui scure è più potente della folgore e del tempo: li aspettano con la stoica impassibilità con cui aspettano la morte. Di giorno in gíorno, d’ora in ora, i colpi di scure risuonano più vicini e più forti, mentre tutta la foresta si copre di fiori dorati e il vento di giugno si fa più caldo e odoroso. Mai la foresta fu più bella e fiorita: forse sente giunta la sua ultima primavera e vuole inebbriarsi dei suoi tepori e delle sue fragranze, per dimenticare che la morte si avanza.

Sembra che i giovani elci sorgenti sulle roccie si siano arrampicati lassù per sfuggire all’imminente rovina, e quando il vento passa tremano d’angoscia, e quando la sera glauca discende, e la luna cade come una perla sul velluto purpureo dell’orizzonte, le giovani