Pagina:Deledda - I giuochi della vita.djvu/45

Da Wikisource.


Gli parve che una voce intima, cupa come un tuono, lo richiamasse dal momentaneo oblio del suo destino tragico.

L’idea fissa, dimenticata per un momento, lo riafferrava.

Ritornò davanti alla casetta, accanto al pero selvatico, e ricordò il giorno lontano nel quale sua madre lo aveva condotto allo stazzo, e il suo instintivo sentimento d’odio per la vecchia serva. Disse a sua madre, con voce aspra:

— Voi non andrete nello stazzo quand’anche dovessimo morir di fame. Sì, m’incarico io, di rispondere a quel miserabile.

— Andrea! — supplicò la donna, andandogli vicino. — Pensa....

Egli capì e s’adirò.

— No! — gridò scuotendo la testa, — se volete avere un figlio, non pensate dì sposare “quell’uomo!„ Io mi vergogno di portare il suo nome! Mi vergogno di essere suo figlio, e non permetterò mai che voi....

— Del resto, — disse Andreana, un po’ amaramente, — finchè è viva zia Coanna, non c’è da temere che....

Andrea parve calmarsi per incanto.

— Come sono bestia! — pensò. — È così