Pagina:Deledda - Il cedro del Libano, Milano, Garzanti, 1939.djvu/105

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precipizio. Ed ecco, sotto il sole sempre più alto, il buon sole che illumina anche le pietre maledette, e fa scintillare come fiamme verdi le giovani felci, il cacciatore crede di riprendere a sognare come nelle notti di luna i piccoli pastori erranti.

È un sogno antico, di quando le fate abitavano i boschi, e uomini e bestie si amavano come eguali, sotto la legge dell’innocenza che non conosce nè il peccato, nè l’odio, e neppure il dolore.

Dopo giri e rigiri simili a quelli di un vortice che attira al suo centro, la cagna si era avvicinata ai cinghialetti, e li annusava: uno di essi, quello che sembrava il più ardito, il primogenito, allungò il muso fino ai penduli acini del ventre di lei: ed essa si stese, e i tre orfani poterono succhiare il latte delle sue mammelle.


Storie da cacciatori? Sarà. Il fatto è che abbiamo veramente conosciuto il signor Gregorio, quando egli aveva ripreso cristianamente in casa la moglie e fatta la pace col fratello.


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