Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/207

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stanco in marcia, con l’orizzonte sempre il medesimo, con quell’atmosfera che appunto per effetto di quella pioggia monotona di tronchi pare un po’ nebbiosa, rende difficile l’orizzontarsi.

Infine, mi accorsi che, forse anche per effetto dei pensieri che mi distraevano, andavo verso i monti invece che tornare a casa. E dapprima credetti di far, senza saperlo, bene, e di ritrovarmi vicino al corso d’acqua del quale mi aveva parlato la donna, e di assicurarmi così del punto preciso dov’era la sua casa; ma poi, per quanto mi avanzassi e guardassi, non vidi che le lontananze di una pianura coltivata: il grano cominciava a spuntare, le vigne arate circondavano piccole case rosse i cui vetri brillavano come fiamme al tramonto.

Torno indietro, seguo un sentiero, mi ritrovo davanti alla casa del dottore! Il sole è basso sul mare, una luminosità come di ceri penetra nella pineta, accende i tronchi, dà al luogo una pace religiosa.

Mi passa in mente un pensiero superstizioso. Se entrassi ancora e consegnassi i denari, e poi tornassi dalla zia che forse mi aspetta già inquieta? Se lasciassi che il destino compia la sua opera? Mi torna al fianco la figura della donna