Pagina:Deledda - Il segreto dell'uomo solitario, 1921.djvu/34

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Gli operai sparvero, la baracca fu abbattuta; solo, per alcuni giorni, si sentì uscire dalle finestre aperte un canto di tenore che risonava nelle stanze vuote: era il pittore che dipingeva le volte, poi anche questo canto cessò.

Intorno alla casetta d’un bianco abbagliante al sole estivo, rimasero solo le traccie della calcina, avanzi di legname e barattoli vuoti. Fino al pozzo si sentiva l’odore della vernice.

Ma nessuno veniva ad abitarla. Già le cicale cantavano: già Cristiano era sceso al mare a fare un bagno: ecco, si era di piena estate e nessuno veniva.

A volte egli s’aggirava intorno alla villetta, e andava a sedersi sullo scalino della porta posteriore, che era quella della cucina: una piccola tettoia la riparava e l’ombra là dietro era fitta e fresca: l’erba cresceva sotto i pini circondati d’azzurro, le cicale, le cavallette, le farfalle arancione dell’estate animavano quell’angolo pittoresco. Egli provava un gusto infantile a immaginarsi che le cose sarebbero rimaste sempre così: ch’egli era padrone di andarsi a sedere sempre che voleva su quello scalino e godersi quel luogo non suo.

Ma una mattina vide avanzarsi nel biancore della strada un grande carro giallo,