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rispondevo no, e no, e no! Poi, quando compii il ventun anno, nel mese d’aprile, gli dissi: «Ora sono padrona di fare quel che mi pare e piace; scostati, e non molestarmi più, che non voglio esser appestata dall’odore del siero....»
— L’odore del siero! — ripetè Basilio, parlando a sè stesso.
Ella capì di averlo offeso, e siccome le premeva tenerselo amico, gli sorrise e aggiunse:
— ....quando proviene da una bestia come il tuo padrone. Non è vero che sembra una bestia? Sembra una pecora bianca a cui il fango abbia ingiallito il vello. E diglielo pure, se vuoi dirglielo!...
— Tu parli così perchè sai ch’io non gli dirò nulla!
— C’è pastore e pastore, — ella osservò seguendo la sua idea, — ma egli non è neppure un pastore; è un animale sporco, mentre ci son pastori che valgon più dei signori in soprabito.
Basilio credette ch’ella accennasse a lui, e cominciò a tremare di piacere.
— E diglielo pure da parte mia, e digli che se egli vuol beversi il mio sangue, io terrò forte finchè potrò per riguardo a quel povero cieco; ma che non