Pagina:Deledda - Il vecchio della montagna, 1920.djvu/185

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fischiando con apparente indifferenza, fissando gli occhi in lontananza. Il cielo si abbassava sempre più, coprendo col suo vaporoso candore le cime delle montagne della costa; intorno all’ovile le roccie bagnate e il bosco cupo avevano un’immobilità e un profondo silenzio d’attesa: i belati dei primi capretti tremolavano con lamenti che sembravano un pianto umano infantile.

— Chissà che oggi venga! — diceva fra sè Basilio, pensando al bandito. — L’abbia lasciata o no, io lo odio; e lo dirò a zio Melchiorre, che anche con quello lì Paska ha fatto all’amore. Ma cosa può fargli il padrone? Cosa può fargli? — pensò un momento e sorrise con perfidia. — Lo so io cosa può fargli, lo so io!

Più tardi cominciò a nevicare, fittamente, a falde lunghe e larghe che pareano petali di fior di mandorlo. Le montagne della costa sparvero tutte sotto la curva bianca dell’orizzonte; le roccie, i cespugli, il bosco, la capanna, l’elce della radura e le mandrie ricevevano in silenzio la neve continua, fitta, infinita; i belati dei capretti tremolavano ancor più lamentosi. Basilio scese di corsa la china attra-