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stra indorava i ciglioni; fiorì l’asfodelo, fiorì tutto il bosco, cangiando in pari tempo le foglie.

Un soffio voluttuoso percorreva le alte erbe, fra cui le nuove caprette si rincorrevano lasciando solchi argentei, mentre alcune capre tisiche ricercavano con mirabile istinto i cespugli medicinali che prolungavano la lor grama esistenza. Basilio respirava con voluttà quel soffio ancor puro e già ardente, pregno di irritanti profumi; nelle lunghe sieste tornava a sdraiarsi al sole, come nello scorso agosto, sprofondando le mani calde fra l’erba fresca, e pensieri affannosi e desiderii indicibili lo facevano spasimare.

Un giorno, agli ultimi di maggio, Melchiorre prese otto grossi capretti che ancor gli restavamo, li legò per i piedi e li attaccò quattro per parte alla sella del cavallo. E mandò Basilio in un villaggio al di là della valle, da un negoziante che desiderava comprare i capretti.

Basilio partì cantando, spingendo in avanti il cavallo carico, sui cui fianchi i capretti, a testa in giù, abbandonavano il corpo lanoso.

Scese pei boschi fioriti, attraverso le roccie rosse di fior di musco; s’inoltrò